I problemi etici dell’Intelligenza Artificiale e l’AI Act

Lo sviluppo esplosivo dell’intelligenza artificiale

Nel corso degli ultimi anni lo sviluppo dell’intelligenza artificiale ha raggiunto traguardi eccezionali, portando questa tecnologia a diventare parte della nostra realtà quotidiana. Grazie al progresso delle tecniche di apprendimento automatico come il machine learning, le reti neurali sono diventate sempre più complete ed efficienti nell’elaborare informazioni. 

L’AI è stata ampiamente integrata in diversi settori, dalla medicina alla finanza, rivoluzionando processi di produzione e decisionali. Ad oggi l’intelligenza artificiale è indispensabile in diversi settori quali quello della salute, dell’agricoltura e dell’ambiente, e il suo impatto nell’industria moderna è sempre più significativo. L’emergere di modelli di linguaggio come ChatGPT ha dimostrato il potenziale dell’intelligenza artificiale nella generazione di testi complessi. 

Tuttavia, Il rapido avanzamento dell’Intelligenza Artificiale ha portato a una crescente consapevolezza delle implicazioni etiche legate all’uso di questa tecnologia emergente. La comunità scientifica è impegnata a garantire l’etica e la responsabilità nell’uso dell’IAI, affrontando sfide legate alla trasparenza e alla prevenzione dei bias dei modelli usati per l’addestramento. Persistono sfide legate alla diversità nel settore e alla consapevolezza pubblica, che richiedono un approccio educativo continuo e una regolamentazione che bilanci l’efficienza tecnologica con le esigenze etiche e sociali.

I problemi etici dell’intelligenza artificiale

L’etica dell’intelligenza artificiale è una questione complessa che solleva molte problematiche. Ecco alcuni dei principali problemi etici dell’intelligenza artificiale:

  • Pregiudizi: L’AI può essere influenzata dai pregiudizi, poiché i dati utilizzati per addestrare i modelli di apprendimento automatico possono essere sbilanciati o contenere informazioni discriminatorie. Ciò può portare a decisioni ingiuste e discriminanti, come ad esempio la selezione di candidati per un lavoro sulla base del loro genere o della loro razza.
  • Copyright: molti dei testi utilizzati per allenare gli algoritmi dell’intelligenza artificiale sono protetti da copyright.
  • Sorveglianza: L’AI può essere utilizzata per la sorveglianza di massa, violando la privacy delle persone. Ad esempio, i sistemi di riconoscimento facciale possono essere utilizzati per identificare le persone in luoghi pubblici senza il loro consenso.
  • Responsabilità: L’AI può essere utilizzata per prendere decisioni importanti, come ad esempio la selezione di candidati per un lavoro o la concessione di prestiti. Tuttavia, se queste decisioni sono basate su algoritmi poco trasparenti, può essere difficile determinare chi è responsabile in caso di errori o discriminazioni.
  • Autonomia: L’AI può essere utilizzata per prendere decisioni autonome, senza l’intervento umano. Tuttavia, ciò può portare a decisioni che non sono in linea con i valori della società moderna, come la selezione di obiettivi dannosi per l’ambiente.
  • Deepfake: manipolazione video che utilizza l’intelligenza artificiale per sostituire o sovrapporre realisticamente il volto di una persona in un contenuto multimediale esistente.
  • Sicurezza: L’AI può essere vulnerabile agli attacchi informatici, che possono compromettere la sicurezza dei dati e delle infrastrutture.

Questi sono solo alcuni dei principali problemi che l’intelligenza artificiale ci pone di fronte. Per garantire che questa sia utilizzata in modo responsabile e sicuro, è necessario un approccio multidisciplinare e una regolamentazione adeguata.

L’AI Act

Lo scorso Dicembre, Parlamento e Consiglio europeo hanno raggiunto un accordo riguardo all’AI Act, la prima legislazione al mondo che regola l’utilizzo e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. La questione più controversa riguardava l’uso di questa tecnologia da parte delle forze dell’ordine, con il Parlamento che ha difeso un blocco totale mentre il Consiglio ha proposto un approccio più permissivo. Il compromesso ha portato a un divieto della polizia predittiva, del social scoring e del riconoscimento biometrico, salvo in casi specifici come minacce terroristiche evidenti. 

Inoltre, sono state stabilite norme per i modelli fondativi dell’AI, cioè modelli allenati da una grande quantità di dati non categorizzati. 

Sebbene l’accordo rappresenti un progresso, rimangono preoccupazioni e necessità di vigilare sulla fase di implementazione, con organizzazioni per i diritti digitali che esortano a una lettura attenta del testo per evitare possibili falle nella protezione dei diritti individuali. In sintesi, l’AI Act segna un passo avanti, ma il monitoraggio costante sarà cruciale per adattarsi alle sfide in evoluzione dell’AI.